Pillole di aprile 2021

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Il commento al canto XIII dell'Inferno è affidato a Annalisa Ristori del Re, che, nel 700° anniversario della morte del Sommo Poeta, ripercorre la vicenda terrena di Pier delle Vigne, il fedele cancelliere dell'imperatore Federico II di Svevia, accusato di tradimento e fatto accecare con un ferro rovente: morì suicida e, per questo, è condannato in eterno ad essere un secco arbusto.

Se sulla sua reale colpevolezza permangono molti dubbi, Pier delle Vigne dichiara la propria innocenza, pregando Dante di riabilitare la sua fama nel mondo: Dante, in realtà, ne riscatta la figura, forse riscontrando profonde analogie con la sua stessa esperienza. Questo sottolinea Annalisa Ristori del Re, con rara partecipazione e grande competenza, sottolineando gli aspetti storici e linguistici di questi versi.

Entrambi colti, entrambi fidati, l'uno nei confronti del suo signore, l'imperatore Federico, l'altro verso la sua città, Firenze.

Sarà. poi, la "meretrice", l'invidia, che serpeggia nei palazzi del potere, a condurre, con l'avvilimento della calunnia, al dramma esistenziale di Piero, con il suicidio, e di Dante, con l'esilio.

Affiorano le immagini dell’Invidia di Giotto, nella Cappella degli Scrovegni, e della Calunnia di Botticelli, quel dipinto allegorico già citato da Luciano di Samosata tra le opere del pittore Apelle, realizzato in risposta all'accusa mendace di aver cospirato contro Tolomeo, e poi da Leon Battista Alberti nel De pictura con alcune semplificazioni.

E l’invidia è protagonista anche della seconda parte del Canto, nelle parole di un suicida anonimo, di cui conosciamo solo la città natale, Firenze, a cui torna il pensiero di Dante, una Firenze covo di invidia, che, forse, offre anche spunti di riflessione sull’attualità.

Ancora, nel XIII del Purgatorio, Dante incontrerà le anime degli invidiosi: indossano un panno ruvido e pungente, come un cilicio, e ognuno sorregge l'altro con la spalla, mentre tutti si appoggiano alla parete. Sono simili ai ciechi, che chiedono l'elemosina fuori dalle chiese nei giorni delle solennità: anche queste anime, infatti, non vedono nulla, perché a ciascuno un filo di ferro cuce gli occhi, come si fa con gli sparvieri selvaggi per addomesticarli…

Come tutti i capolavori della letteratura, anche la Commedia dantesca si presta ad infinite letture: non ultima, quella medica, che conferma la competenza di Dante sia negli aspetti teorici e filosofico-scientifici, sia in quelli pratici, relativi alla materialità del corpo, alla salute, alla malattia.

Nell’opera dantesca sono numerosi e pregnanti i richiami al mondo della medicina, che vengono evocati attraverso una straordinaria creatività: la lingua della scienza trascorre dal vocabolario “comico”, feroce e violento, realistico e volgare, ai termini della discussione scientifica, con parole di origine straniera, latinismi, doppioni, varianti…

E la medicina diventa arte e poesia: il tema del corpo, dilaniato, vilipeso, ma anche amato e infine celebrato, è un tema centrale perché, come scrive Giovanna Frosini, “centrale è il tema dell’incarnazione, perché tutto passa attraverso la realtà della vita vera, che rende viva e vera la poesia, così che anche dell’intelletto si può dire, con sintesi ardita e davvero sovrana, che accarna l’intenzione altrui: «Se ben lo ’ntendimento tuo accarno | con lo ’ntelletto, allora mi rispuose | quei che diceva pria, tu parli d’Arno» (Purg. XIV 22-24).”

Presentazione della Sonata di Janàček interpretata da Stefano Farulli e Giulio Potenza

Stefano Farulli and Giulio Potenza perform Janàček's Sonata

Dopo il Dantedì, celebrato con grande partecipazione in tutta Italia, prosegue in questo mese di aprile la nostra iniziativa delle letture dantesche con la recitazione da parte di Riccardo Pratesi del XXVI canto dell’Inferno, conosciuto da tutti come il canto di Ulisse.

 

Dante e Virgilio, nell’ottava bolgia, incontrano le anime dei consiglieri fraudolenti, avvolti da fiamme. Secondo la legge del contrappasso, le lingue di fuoco simboleggiano quell’incendio metaforico che le anime provocarono in vita con le falsità e gli inganni.

La visione dantesca di Ulisse, avvolto con Diomede come lingue della stessa fiamma, differisce dalla tradizionale immagine omerica dell’eroe. Dante, ponendolo in questa bolgia, ne condanna le scelte fraudolente, ma esalta la sete di conoscenza di Ulisse il quale, rientrato in patria dopo la lunga assenza, sente il desiderio di ripartire con pochi compagni e di avventurarsi al di là delle colonne d’Ercole, l’estremo finis terrae del mondo conosciuto, oltre il quale non era concesso spingersi.

 

      Né dolcezza di figlio, né la pieta

      Del vecchio padre, né ‘l debito amore

Lo quale dovea Penelope far lieta

 

Vincer potero dentro a me l’ardore

Ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto,

e degli vizi umani e del valore;

 

Ma misi me per l’alto mare aperto

Sol con un legno e con quella compagna

Picciola da la qual non fui diserto.

 

Diversamente dall’Ulisse omerico, l’Ulisse di Dante è l’emblema dell’uomo moderno che con tenacia, spinto dal desiderio di conoscenza e insofferente ad ogni limite, vuol giungere a contemplare i misteri del mondo. Così esorta i compagni a seguirlo nella sua folle avventura:

 

Considerate la vostra semenza:

 fatti non foste a viver come bruti,

   ma per seguir virtute e canoscenza

 

Dunque ancora una volta possiamo notare l’attualità del pensiero di Dante che fa di Ulisse il simbolo dell’ingegno e del valore umano, modello di quell’homo novus che sarà al centro della visione rinascimentale dell’individuo.

 

 

 

Riccardo Pratesi: laureato in Fisica, Dottore di Ricerca in Storia della Scienza.

E’ professore di Matematica di istituti di istruzione secondaria superiore ed è collaboratore del “Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza” per le attività didattiche e divulgative.

E’ curatore del volume “Galileo Galilei: due lezioni all’Accademia fiorentina circa la figura, sito e grandezza dell’Inferno di Dante”, edizioni Sillabe, Livorno, 2010.

Appassionato e profondo conoscitore della Commedia di Dante, è curatore di alcuni canali Youtube di recitazioni dantesche e di questioni matematiche.